Il dibattito politico sui rifugiati siriani parte da lontano
Dopo la caduta di Assad in Germania tutte le forze politiche sono intervenute sulla questione siriana, sulle conseguenze geopolitiche e quindi anche sul controverso e spinoso tema dei rifugiati siriani. Ricordiamo che al momento in Germania vivono circa 1 milione di persone di origine siriana, la maggior parte sono arrivate tra il settembre 2015 ed il 2016 quando il governo, guidato dall’ex cancelliera Merkel, decise di non chiudere le frontiere alle centinaia di migliaia di profughi siriani che fuggivano dalla guerra civile. Ecco già allora nell’esecutivo tedesco iniziò una lunga discussione politica anche all’interno della Unione CDU/CSU, con Merkel che ancora oggi da ex cancelliera continua a difendere quella decisione che ha diviso e continua a dividere mondo politico ed opinione pubblica.
Il cambio di posizione dell’Unione CDU/CSU
La questione migratoria e sui richiedenti asilo, in particolare siriani, è rimasto un tema, che ha causato anche un aspro confronto politico in Germania. Il nuovo presidente dei cristiano-democratici, nonché candidato cancelliere, Friedrich Merz è tornato a proporre una politica migratoria su posizioni diametralmente opposte a quella della cancelliera Merkel. Merz non vuole più accogliere profughi dalla Siria dopo la caduta del sovrano Bashar al-Assad. Secondo il leader della CDU c’è il rischio che possano arrivare anche membri delle milizie di Assad o anche estremisti islamici. Altri nel suo partito, come l’ex ministro della Sanità, Jens Spahn, vorrebbero invece già avviare un piano di respingimenti ai confini e di espulsioni di tutti quei siriani che non hanno diritto a ricevere asilo in Germania. Spahn ha anche proposto di agevolare e favorire l’espulsione di molti rifugiati siriani, offrendo ad ognuno di loro 1.000 euro. Anche il capogruppo al Bundestag della CSU bavarese, Alexander Dobrindt, spinge per una rapida espulsione dei siriani che hanno compiuto crimini e per il ritorno volontario sostenuto finanziariamente.
Le critiche delle altre forze politiche
Socialdemocratici e verdi hanno già respinto le proposte di cristiano-democratici e cristiano-sociali bavaresi. Per esempio il vicepresidente del gruppo parlamentare SPD, Dirk Wiese, ha definito “meschino e cinico parlare e discutere di espulsioni di rifugiati siriani dalla Germania, quando ancora in Siria la situazione non è ancora chiara”. Da parte sua il cancelliere Olaf Scholz ha garantito ancora protezione, aiuto e sostegno ai siriani che hanno intenzione di integrarsi nella società civile tedesca. Su posizioni simili i Verdi che considerano una discussione sui rifugiati siriani prematura.
L’attentato di Solingen
La questione sulla espulsione di siriani, che hanno commesso reati o sono vicini all'estremismo islamico, è deflagrata la scorsa estate. Un rifugiato siriano di 26 anni, Issa al Hassan, che viveva nel centro per rifugiati di Solingen, la sera del 23 agosto, mentre erano in corso la feste per le celebrazioni dei 650 anni della fondazione della città, è sceso in strada e ha accoltellato 11 persone, uccidendone tre. L’attentato successivamente era stato rivendicato dai terroristi islamici dell’Isis. L’uomo era in Germania dal dicembre 2022, la sua richiesta di asilo era stata respinta nel febbraio 2023, e quindi, come prevedono gli accordi di Dublino entro sei mesi la Germania avrebbe potuto rinviare al Hassan nel primo paese europeo d’approdo: la Bulgaria. Dopo l’attentato di Solingen anche il governo guidato da Scholz ha messo a punto una serie di misure restrittive su sicurezza e richiedenti asilo.
Quanti siriani oggi in Germania vivono con lo status di rifugiato?
Secondo dati ufficiali del Ministero degli Interni e dell’Ufficio federale per l’immigrazione (BAMF), che risalgono alla fine del 2023: in Germania vivono complessivamente 974.136 persone di origine siriana. Di questi, oltre 5mila sono richiedenti asilo riconosciuti e che hanno diritto ad un asilo di almeno tre anni in Germania, come prevede l’articolo 16 della costituzione tedesca. Poi oltre 320mila persone sono state registrate come rifugiati ai sensi della Convenzione di Ginevra, cioè per timore fondato di persecuzioni a causa della loro appartenenza a un determinato gruppo o religione.
Siriani con la “protezione sussidiaria”
Si tratta di circa 330.000 persone che in teoria non sono nello status né di rifugiato né di richiedente asilo, ma sono comunque tutelati dall’ultimo Asylgesetz, legge che offre tutela a chi fugge dal paese per una minaccia concreta contro la propria persona, come la tortura o la pena di morte. Per ottenere questo status, il richiedente deve dimostrare di correre seri rischi nel paese di origine. Ci sono siriani che hanno altre tipologie di permesso di soggiorno, anche per motivi di lavoro come operai e lavoratori specializzati, ricordiamo per esempio che in Germania ci sono oltre 5.800 medici siriani. Infine un buon numero di persone sono arrivate negli ultimi anni in base alle norme internazionali e tedesche che regolano i ricongiungimenti familiari. Un dato da sottolineare è che il 32,7% dei siriani che vive in Germania, quindi uno su tre, lavora: oltre 222.600 versano regolarmente i contributi e pagano l'assicurazione sanitaria.
I siriani in Italia
Anche l’Italia ha sospeso le richieste d‘asilo dei cittadini siriani, accodandosi a Germania, Austria, Francia, Grecia e altri Paesi europei. Dopo la caduta del regime di Assad cambieranno le valutazioni da fare nel concedere o respingere le richieste d’asilo dei cittadini siriani. Per quanto riguarda l’Italia nel 2023 i rifugiati siriani erano circa 298mila. Ma come ha reagito la comunità siriana alla caduta del regime di Bashar al-Assad? Ne abbiamo parlato con Shaza Saker, di Hummustown, un’organizzazione no profit nata a Roma, con lo scopo di aiutare i rifugiati scappati dal regime di Assad. Saker è nata a Damasco e vive a Roma da più di 40 anni. “Quando ha saputo della caduta di Assad ho comunque provato paura, da una parte ero contenta che Assad non ci fosse più, ma ora ci sono i ribelli jihadisti”.
Quale futuro per la Siria?
Il dopo Assad è ancora molto incerto. Ci si chiede come potrebbero cambiare gli equilibri geopolitici, dopo che i ribelli guidati da Tahrir al Sham hanno preso il controllo del governo in Siria. Si teme che il Paese arabo possa subire il destino dell'Afghanistan, con l'imposizione di un duro regime islamista, dopo il ritiro delle forze internazionali. Oppure che possa cadere nel caos come in Libia, dopo la rivolta contro il regime di Gheddafi. Ne abbiamo parlato con Nicola Pedde, direttore dell'Institute for Global Studies: “Grava su questa nuova compagine di governo chiaramente la presenza del gruppo maggioritario che è quello dell’HTS vicine al gruppo jihadista ed estremista di al Qaeda”.