La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani
Il 10 dicembre 1948, a Parigi, le Nazioni Unite approvano la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (l’acronimo dell’inglese Universal Declaration of Human Rights è UDHR), che proclama i diritti fondamentali universali di tutti gli esseri umani, senza distinzioni di razza, religione, sesso, lingua, origine, nascita o opinioni. La Dichiarazione consiste in un preambolo e 30 articoli, che elencano diritti civili, politici, economici, sociali e culturali. Tra i principi cardine: il diritto alla vita, alla libertà, all'uguaglianza, alla sicurezza, al lavoro e all'istruzione, alla protezione contro la schiavitù e la tortura, e il diritto a un processo equo e alla privacy. Questo documento, nato dopo gli orrori della Seconda Guerra Mondiale, è redatto in oltre 500 lingue e rappresenta quindi, un impegno globale per proteggere la dignità e i diritti fondamentali di ogni essere umano.
La UDHR fu adottata da 48 Paesi membri dell’ONU, ma 8 si astennero, tra cui l’Unione Sovietica, per critiche sulla libertà di espressione, il Sudafrica, era l’epoca dell’apartheid, e l'Arabia Saudita, per motivi culturali e religiosi.
La Germania allora era divisa in zone di occupazione sotto il controllo degli Alleati, quindi non partecipò direttamente alla stesura o all'adozione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Tuttavia, la UDHR influenzò profondamente la stesura della Costituzione della Repubblica Federale di Germania (1949), che ne incorporò alcuni principi fondamentali.
L'Italia, invece, è divenuta membro dell'ONU dal 1955, non poté quindi partecipare alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani nel 1948. Tuttavia, la Costituzione italiana, entrata in vigore il 1º gennaio 1948, conteneva già principi fondamentali simili, tra cui l'uguaglianza e i diritti inviolabili dell'uomo. Una volta ammessa nell'ONU, l'Italia ha sostenuto la UDHR e le successive convenzioni sui diritti umani.
La Giornata mondiale dei diritti umani in Germania
Sono tante le iniziative tedesche con le quali si celebra la Giornata mondiale dei diritti umani. La dott.ssa Paula Rhein-Fischer, ricercatrice all’Università di Colonia, ricorda le grandi organizzazioni come Amnesty International, Human Rights Watch, Green Peace, che agiscono anche a livello locale e spesso hanno anche gruppi giovanili molto attivi. Un esempio significativo che mostra come si possa sensibilizzare in modo efficace al tema dei diritti umani è il movimento Fridays for Future, che è riuscito a portare in poco tempo il cambiamento climatico al centro del dibattito pubblico. E anche se negli ultimi anni questo movimento ha dovuto faticare per mantenere alta l'attenzione su di sé, è comunque un esempio di come i più giovani siano stati in grado di portare un tema centrale per i diritti umani nelle agende politiche. Rhein-Fischer cita anche l’esempio della Amadeo-Antonio-Stiftung che fa campagne di sensibilizzazione soprattutto su estremismo di destra, razzismo e antisemitismo. Ci sono organizzazioni per i diritti dei bambini o di persone diversamente abili - come “Handicap International”. E a fianco di queste, ci sono tante iniziative più piccole a livello locale.
Riccardo Noury di Amnesty International
Perché questa celebrazione? Qual è il senso della Giornata mondiale dei diritti umani in un mondo in cui guerre, ingiustizia e violazioni dei diritti elementari sono sempre più all'ordine del giorno? Lo abbiamo chiesto a Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. Noury sottolinea come oggi, purtroppo, ci si sia allontanati parecchio dagli intenti del 1948. I Padri della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani la stilarono e firmarono credendo fermamente che essa potesse rappresentare una promessa precisa: “Mai più!”. Mai più gli orrori della guerra. Oggi, invece, a quella promessa sembra essersi sostituito un drammatico “ancora una volta”. Ancora una volta guerre, civili perseguitati, discriminazioni. Gli intenti della Dichiarazione sono stati traditi. Il suo valore, il suo significato rimangono tuttavia intatti e oggi più che mai vanno difesi. A chi critica di essere eurocentrica, Noury risponde che così non è. Nata, è vero, sotto l’egida di una comunità occidentale, la UDHR conta oggi l’adesione di più di 150 Paesi che ne hanno ampliato gli orizzonti e le priorità. Bisogna, tuttavia, urgentemente tornare a rispettarla.