Sempre più italiani lasciano l’Italia
Nel «Rapporto Italiani nel Mondo» della Fondazione Migrantes, ormai arrivato alla sua XIX edizione, si legge «L’unica Italia che cresce è quella degli italiani all’estero». Tanto che c’è chi afferma che l’Italia ha una 21esima regione, composta da tutti gli expat, arrivati ormai a 6 milioni e 134 mila, secondo il censimento presente nel rapporto.
In quasi 20 anni, gli italiani all’estero sono più che raddoppiati (nel 2006 erano 3 milioni). Le nuove partenze non sono ancora tornate ai livelli pre-pandemia, ma se si guarda il grafico, la curva anno dopo anno sta risalendo. Il rapporto considera solo i cittadini italiani iscritti all’AIRE, l’anagrafe degli italiani all’estero.
L’identikit dell’expat
Nell’ultimo anno, secondo il rapporto, a partire dall'Italia sono stati soprattutto i ragazzi tra i 18 e i 34 anni (45,5%), con in tasca un titolo di studio medio-alto, almeno il diploma (69%). Mentre la prima regione di partenza è la Lombardia (17,7%). La maggior parte sceglie un Paese Europeo (71%). E in cima ci sono Gran Bretagna (13,5%) e Germania (12,8%). In tutto il mondo, la comunità di italiani oltreconfine più popolosa si trova in Argentina (952.555). Subito dopo arriva la Germania con 832.639 italiani.
Mobilità circolare e rimpatri
Oggi gli italiani cambiano Paese più volte. «Quasi 74 mila si sono trasferiti da altra AIRE e più di 275 mila sono i reiscritti dopo irreperibilità» si legge nel rapporto. La Germania è il Paese con il più alto numero di rimpatri. Questo significa che si viene a vivere qui, ma si registra anche un alto numero di partenze per tornare in Italia.
La mobilità previdenziale
A lasciare l’Italia non sono solo i giovani. Anche i più anziani si trasferiscono all’estero per vivere meglio. Dopo la pandemia è in aumento la cosiddetta «mobilità previdenziale». Nel rapporto si legge che i più anziani emigrano per cercare un buon clima, per pagare meno tasse, per una sanità più efficiente e meno costosa, e in genere inseguono il sogno di una vita meno cara. Ma c’è anche chi sceglie di tornare nel Paese in cui era emigrato per anni, e dove ha lavorato, o fatto nascere i propri figli – magari per fare il nonno o la nonna-baby sitter.
La storia di Rocco Artale
Il 20 dicembre di 69 anni fa sono stati firmati gli accordi per attirare i lavoratori italiani in Germania e tra loro c'era anche Rocco Artale. Emigrato negli anni '60, è un ragazzo quando lascia l'Abruzzo per venire in Germania. Diventa poi operaio, sindacalista segretario della IG-Metall di Wolfsburg, impegnato in politica e nel sociale, fonda la consulta degli stranieri della città, cofonda la scuola italo-tedesca Leonardo da Vinci, un centro culturale italiano, un'associazione per la terza età e una abruzzese.
Per il suo continuo impegno a diffondere in Germania la cultura della sua terra d'origine, Wolfsburg gli conferisce la cittadinanza onoraria mentre la regione Abruzzo lo nomina ambasciatore dell'Abruzzo nel mondo. Quest'anno, con la collaborazione dell'Istituto di storia Contemporanea di Wolfsburg, ha pubblicato: «AVANTI! - Vom Arbeitsmigranten zum Ehrenburger», da lavoratore migrante a cittadino onorario. Ai nostri microfoni ci racconta la sua storia.
Vincenzo Grauso e le sue fotografie
Di origine campana, Vincenzo Grauso è cresciuto nel Canton Ticino in Svizzera e a Como. Dopo diversi anni in Sudan e in Sud Sudan come capo progetto e consulente di organizzazioni della cooperazione internazionale, nel 2009, si è trasferito qui in Germania e vive dal 2020 ad Hannover. Oltre alla sua principale attività di project manager nel settore no-profit, è fotografo e referente nel campo dell’educazione alla cittadinanza.
Nel 2023 ha dato vita al progetto fotografico “Nuova emigrazione italiana. Racconti di storie italiane del XXI secolo”, esposto in diverse città tedesche. Sono foto che ritraggono italiane e italiani che vivono in Germania, dalla vecchia emigrazione agli anni 2000.