Come conoscere la nostra posizione contributiva?
Dobbiamo sempre verificare che tutti i periodi per cui abbiamo lavorato e per cui abbiamo versato i contributi risultino sul nostro conto previdenziale. Si possono infatti verificare degli errori a nostro svantaggio. In Italia, ad esempio, il termine di prescrizione per il versamento e il recupero dei contributi previdenziali obbligatori è di 5 anni. Il termine può estendersi a 10 anni nel caso di denuncia del lavoratore o dei suoi superstiti, purché questa intervenga prima del decorso del quinquennio.
E sempre per quanto riguarda la parte italiana sappiamo che possiamo, tramite SPID o Carta di Identità Elettronica, consultare facilmente il nostro estratto conto previdenziale presso l’INPS per verificare se tutto è in regola.
Cosa fare per avere la pensione in Germania?
L’ente previdenziale tedesco, che corrisponde alla nostra INPS, è la Deutsche Rentenversicherung (DRV). Per qualsiasi informazione previdenziale ci dobbiamo rivolgere a loro. Tra l’altro sulla loro pagina internet si trovano le informazioni più importanti anche in lingua italiana, e quindi è facile farsi un’idea su come funziona il sistema pensionistico tedesco. In fondo a questa pagina trovi il link alla pagina in italiano.
Inoltre quando raggiungiamo i primi due anni pieni di lavoro regolare, la Deutsche Rentenversicherung ci invia a casa il nostro primo estratto conto contributivo. Questa lettera è importante e non va mai ignorata, anche perché, di solito, ci viene chiesto di chiarire cosa abbiamo fatto nel periodo precedente all’apertura del nostro conto pensionistico in Germania.
Secondo l’ente tedesco, infatti, tutti gli anni che abbiamo vissuto in Italia, o altrove al di fuori della Germania, dai 17 anni in poi, risultano come periodi assicurativi scoperti. In questo caso basta rispondere per iscritto che, fino alla data del trasferimento in Germania, si abitava in Italia o che si è lavorato in Italia o in altri Paesi. Se non siamo in grado da soli di rispondere, il consiglio è quello di chiedere aiuto ad un qualsiasi Patronato italiano presente sul territorio tedesco.
Se non riceviamo la lettera della Deutsche Rentenversicherung
Se non riceviamo nulla dalla DRV e abbiamo il dubbio, o il sospetto, che forse il nostro datore di lavoro non abbia versato i contributi dovuti, il consiglio è quello di richiedere all’ente tedesco il nostro estratto conto contributivo - il documento per farlo si chiama "Antrag auf Kontenklärung". Ovviamente anche in questo caso possiamo rivolgerci ad un Patronato italiano in Germania che offre di norma assistenza gratuita.
Posso riscattare i contributi versati in Italia?
Sì, come cittadini dell’Unione Europea possiamo ricevere una pensione da più Stati, a seconda di dove siano stati compiuti i periodi assicurativi. Quando si raggiungono i requisiti necessari stabiliti dalla legge tedesca, quindi, si può fare richiesta della pensione tedesca - e lo stesso vale per la pensione italiana. Per andare in pensione in Germania dobbiamo raggiungere i requisiti minimi qui previsti, e ovviamente contano anche eventuali contributi che abbiamo versato in Italia, che vengono sommati a quelli versati qui. È importante fare presente eventuali periodi di educazione dei figli o di servizio militare.
Come riscattare i periodi di studio in Italia?
In Germania si possono riscattare a costo zero gli anni di studio tra i 17 e i 25 anni, anche se non abbiamo concluso gli studi. Quindi, se abbiamo fatto la maturità o ci siamo laureati in Italia, o anche solo siamo stati iscritti all’università, questi anni vengono conteggiati come se avessimo lavorato. E non costa nulla. In Italia invece riscattare gli anni universitari è davvero costoso.
Che documentazione dobbiamo presentare alla DRV?
Per il riscatto degli anni di studio servono un certificato di frequenza della scuola dove si è conseguito il diploma e un certificato rilasciato dall’università frequentata, su cui compaiono tutti gli anni accademici in cui si è stati iscritti, dall’immatricolazione fino alla laurea. Il consiglio è quello di procurarsi gli attestati di frequenza e di iscrizione già prima di partire dall’Italia o poco dopo che ci si è trasferiti e, appena c’è l’occasione, di inviarli alla DRV, senza aspettare troppi anni. Alla DRV si può presentare anche la documentazione in italiano.
Il governo tedesco e il nuovo piano per le pensioni
I nuovi piani governativi, partiti da un lungo confronto tra il ministro del Lavoro socialdemocratico Hubertus Heil e il ministro delle Finanze liberale Christian Lindner, hanno portato alla stesura del cosiddetto "Rentenpaket II". Con questo pacchetto di norme la coalizione di governo tedesca vuole fissare il livello medio delle pensioni per i prossimi 15 anni ad un minimo del 48% del reddito medio - questo, in Germania, è attualmente di circa 45.000 euro lordi all'anno.
Il testo prevede inoltre una novità: l’introduzione di investimenti in azioni. Verrà creata una fondazione statale, il "Generationenkapital", finanziata con prestiti e fondi del Bund. Questa investirà in azioni, e la loro rendita finanzierà le pensioni insieme alle due fonti di finanziamento attuali: i contributi che pagano a metà i dipendenti e i datori di lavoro, sommati ai fondi del bilancio statale.
L’obiettivo è frenare l’aumento dei contributi, necessario per mantenere in vita il sistema delle pensioni visto il calo demografico e l'invecchiamento della società. Il contributo pensionistico ammonta attualmente al 18,6% del reddito lordo e tra 15 anni si prevede che supererà il 22%.
E le pensioni aziendali e la Riester Rente?
Lindner propone di puntare sul mercato azionario anche per riformare la Riester Rente, un'integrazione privata alla pensione sovvenzionata dallo Stato tedesco. A tutti viene infatti ormai consigliato di integrare la pensione statale privatamente. Una proposta che però non piace alla SPD.
Ed è in discussione anche una riforma delle pensioni aziendali, in tedesco "Betriebsrente".
Quali sono i requisiti minimi per poter andare in pensione in Germania?
Per la pensione di vecchiaia ordinaria, la cosiddetta "Regelaltersrente", sono necessari, come minimo, 5 anni di contribuzione per raggiungere l’età pensionabile, che varia a seconda dell’anno di nascita. Chi è nato dal 1964 in poi andrà in pensione a 67 anni, chi è nato prima ci andrà tra i 65 e i 66 anni e qualche mese, in base alla data di nascita.
Ci sono però eccezioni per chi ha versato molti anni di contributi, ad esempio 45, ed è anche possibile andare in pensione anticipata, ad esempio a 63 anni invece che a 67, ma con una riduzione della pensione stessa.