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Il nuovo patto dell’Unione europea sui Migranti COSMO italiano 26.04.2024 19:00 Min. Verfügbar bis 26.04.2025 COSMO Von Filippo Proietti


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Il nuovo patto dell'Unione Europea sui Migranti

Stand: 26.04.2024, 16:00 Uhr

di Filippo Proietti, Agnese Franceschini e Enzo Savignano

Dopo tre anni di negoziato l'Europarlamento ha approvato Il nuovo accordo tra i 27 Paesi membri, un "Pact on Migration" che si basa su cinque pilastri fondamentali. Ce li descrive Agnese Franceschini. Ma le nuove procedure sono già state criticate da Caritas ed Amnesty International e da numerose associazioni che operano con migranti e rifugiati, ne parliamo con Eleonora Celoria dell'Associazione italiana Studi giuridici sull'immigrazione ASGI.

Flüchtlinge im Mittelmeer im Schiff

Gli obiettivi dell'accordo

L'Unione europea sta avendo ormai da decenni difficoltà a gestire l'immigrazione clandestina. Secondo l'Agenzia europea per l'Asilo, l'Unione sta affrontando un nuovo aumento delle domande di asilo, che hanno raggiunto 1,14 milioni nel 2023, il livello più elevato dal 2016. Anche gli ingressi cosiddetti irregolari nell'Unione europea sono in crescita, raggiungendo le 380mila unità nel 2023, secondo Frontex, l'agenzia europea di controllo delle frontiere. L'obiettivo dunque era una riforma complessiva della politica migratoria europea, che affrontasse sia la "dimensione interna", cioè la gestione delle richieste d'asilo delle persone migranti entrate irregolarmente nell'Ue, sia la "dimensione esterna", cioè le strategie e gli accordi con i Paesi africani e asiatici per ridurre i flussi migratori oltre i confini dell’Unione Europea.

Resta valido l'accordo di Dublino

La necessità di una riforma era stata sottolineata soprattutto dai paesi che si affacciano sul Mediterraneo che erano contrari all'accordo di Dublino che prevede che il primo paese di approdo sia anche quello che deve accoglienza ai migranti. Il nuovo patto, comunque, non cambia il principio cardine del regolamento di Dublino: ogni persona migrante può chiedere asilo solo al primo Paese dell'Unione europea in cui arriva. Ci saranno però più deroghe: ricongiungimenti familiari, conoscenza della lingua o ottenimento di un titolo di studio in un Paese, consentono a un richiedente asilo di presentare a quel Paese la propria domanda.

La procedura di screening

Secondo il nuovo regolamento i migranti arrivati alle frontiere dell'Ue o salvati in mare devono essere identificati entro sette giorni in centri appositi, dove verranno sottoposti anche a controlli di salute e di sicurezza. I dati biometrici (volti, impronte digitali) saranno raccolti nella banca dati UE Eurodac. Ci sarà un meccanismo di monitoraggio indipendente in ogni Stato membro per controllare e proteggere i diritti fondamentali delle persone sottoposte a screening. Una volta concesso, lo status di rifugiato sarà sottoposto a verifiche regolari. Chi ha richiesto protezione dovrà rimanere nel territorio dello Stato membro responsabile di esaminare la domanda o dello Stato che ha concesso la protezione.

La "Procedura rapida"

Questa procedura riguarda i migranti che provengono dai Paesi che hanno una bassa percentuale di richieste di asilo accolte, vale a dire nei quali non ci sono ragioni evidenti o urgenti di richiesta d'asilo, ad esempio guerre. In questo caso i migranti saranno ospitati in Centri di permanenza speciali senza avere formalmente accesso al territorio comunitario e la domanda dovrà essere evasa entro tre mesi. Chi non avrà diritto all'asilo dovrà essere rimpatriato entro altri tre mesi. Dalla procedura saranno comunque escluse famiglie con bambini e minori non accompagnati.

"Solidarietà obbligatoria" tra paesi membri

Flüchtlingslager in Lampedusa

Il campo profughi di Lampedusa

Quando uno o più Stati membri si trovano sotto pressione scatta il meccanismo di "solidarietà obbligatoria. Gli altri Paesi membri dell'Ue possono contribuire ad alleviarla in due modi: ricollocando un certo numero di richiedenti asilo sul proprio territorio, oppure pagando un contributo in denaro per finanziare mezzi e procedure di accoglienza nel Paese sotto pressione, parliamo di circa 20 mila euro a migrante. I finanziamenti possono anche essere indirizzati a misure relative alla gestione dei flussi migratori nei Paesi extra-europei: un punto che preoccupa molto le organizzazioni del settore. Sul piatto ci sono un minimo di 30mila ricollocamenti e 600 milioni di euro in finanziamenti all'anno, di cui possono beneficiare gli stati soggetti a maggiore pressione migratoria. Non sono comunque previste sanzioni per i Paesi non solidali.

Il coinvolgimento dei Paesi di origine e di transito

Con questo nuovo accordo nasce anche un nuovo paradigma basato su partenariati globali con i Paesi di origine e di transito verso l'Ue. Questo nuovo approccio inserisce la migrazione nei partenariati internazionali per prevenire le partenze irregolari e la perdita di vite umane, per combattere il traffico di essere umani e promuovere la migrazione legale verso l'Europa.

Le critiche al nuovo Patto

L'accordo è stato messo in discussione da Caritas e Amnesty International, ma anche da gran parte del mondo dell'associazionismo che agisce nel settore dei migranti e dei rifugiati: "il sistema di  asilo diventa un sistema in cui le persone vengono mantenute alle frontiere e viene fatta una domanda velocissima e molto sommaria in cui l'alternativa è o il riconoscimento dello status di rifugiato e della protezione internazionale o un rigetto", spiega Eleonora Celoria dell'Associazione italiana Studi giuridici sull'immigrazione ASGI. Celoria critica anche il nuovo meccanismo di solidarietà che in realtà non porta al superamento dell'accordo di Dublino. Inoltre secondo la giurista il Patto così come concepito non limita, bensì favorisce l'immigrazione clandestina.

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