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Sangue a Duisburg 2. Il filo d'Arianna tra San Luca e Duisburg COSMO italiano 05.08.2022 18:30 Min. Verfügbar bis 05.08.2027 COSMO Von Cristina Giordano


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Sangue a Duisburg 2 – Il filo di Arianna tra San Luca e Duisburg

Stand: 12.08.2022, 18:00 Uhr

A cura di Cristina Giordano e Tommaso Pedicini

La strage in terra tedesca ha sollevato troppa attenzione sugli affari della 'ndrangheta ed è stata un errore. I clan impongono la pace tra le famiglie rivali e nominano un "saggio" in Germania, dice il procuratore Nicola Gratteri. Dopo anni di indagini arriva l'arresto di Giovanni Strangio, rifugiatosi ad Amsterdam. In quest'episodio del podcast in esclusiva la voce del killer che dice di non aver mai mentito agli inquirenti.

Kerzen für die Bluttat in Duisburg

La notizia arriva a San Luca

La notizia della strage a Duisburg arriva velocemente in Calabria. In una telefonata intercettata dalle forze dell'ordine italiane tra Giovanni Strangio e Achille Marmo, rispettivamente i fratelli di due delle vittime (Sebastiano e Marco), si sente parlare di "mamma", il nome in codice per il capo clan a San Luca.

La risposta delle forze dell'ordine

All'alba di quel 15 agosto 2007 anche il procuratore di Reggio Calabria Nicola Gratteri riceve una telefonata. Gratteri ricorda così quel Ferragosto: "Mi ha chiamato il capo del servizio centrale operativo della polizia di stato italiana per dirmi che a Duisburg erano stati ammazzati 6 italiani, 6 calabresi. Poi ha cominciato a dirmi alcuni cognomi…. E poi ho chiamato il BKA tedesco. Sono scesi in Calabria e ogni 10-15 giorni venivamo in Germania per fare riunioni di coordinamento".

Le indagini proseguono inininterrottamente alla ricerca dei killer: "Abbiamo lavorato come un martello pneumatico", ricorda Gratteri, che spiega: "Il momento decisivo (ndr. per le indagini) arriva quando siamo riusciti a trovare il filo di Arianna perché siamo riusciti a intercettare le chat delle donne di San Luca. Le donne appartenenti alle famiglie in contrasto tra di loro che tenevano il filo di Arianna e le comunicazioni tra gli 'ndranghetisti che erano in Calabria e gli 'ndranghetisti che erano in Germania.

In queste chat parlavano in un linguaggio criptato, cifrato, che avevano bisogno di armi, avevano bisogno di macchine blindate, avevano bisogno di trucchi per attori per mimetizzarsi e fare altri attentati."

L'arresto di Giovanni Strangio

L'identikit di Giovanni Strangio diramato dalla polizia tedesca già due settimane dopo quella strage di Ferragosto a Duisburg forniva i seguenti dati: altezza 174 cm, fisico snello, capelli scuri e occhi azzurri.

Viene messa una taglia di 10.000 euro e si cerca anche la Renault Clio con il numero di immatricolazione HH BM 7070 usata dai killer per raggiungere il luogo della strage, il ristorante "Da Bruno" vicino alla stazione di Duisburg. Secondo le informazioni della polizia tedesca, Giovanni Strangio si trovava in Germania dall’8 Agosto 2007. A Kaarst gestiva il ristorante "Toni's Pizza" di proprietà della famiglia.

L'auto dell'agguato è stata noleggiata il 10 agosto. In seguito a una perquisizione della polizia, il 24 agosto, il suo appartamento a Kaarst, vicino Düsseldorf, risulta però vuoto. Strangio verrà fermato dalla polizia il 12 marzo 2009 a Diemen, nella periferia di Amsterdam. Un paio di giorni prima della cattura di Giovanni Strangio, il procuratore Gratteri intervistato da Cristina Giordano per Radio Colonia (ora COSMO italiano) aveva annunciato in esclusiva la fine delle indagini. In quel momento Gratteri sapeva già che sarebbe mancato poco alla cattura dell'uomo.

Chi è Giovanni Strangio?

Giovanni Strangio, nato a Siderno il 3 gennaio 1979, è cugino di Maria Strangio, uccisa il 25 dicembre 2006 e moglie del boss Giovanni Luca Nirta, chiamato Gianluca. Strangio non ha nemmeno 30 anni, ma nella relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia del 2007 viene indicato tra i 30 latitanti più pericolosi. La DIA aggiunge inoltre: "Non è da escludere che le vittime di Duisburg si trovassero all'estero per fuggire dagli eventi in corso a San Luca".

La pace tra i clan e il "saggio" in Germania

"Duisburg è stato un errore della 'ndrangheta", dice il procuratore Nicola Gratteri, ecco perché poi "l'élite della 'ndrangheta ha imposto la pace".

Il luogo dove è stata siglata la pace di questa faida, continua il procuratore, è il Santuario della Madonna di Polsi, a 20 chilometri da San Luca. Un luogo di pellegrinaggio molto amato in Calabria. Ma non è tutto. Per mantenere la pace dopo la strage di Duisburg in Germania, Gratteri sostiene sia stata nominata una nuova figura di mediazione, un "saggio", una persona autorevole e super partes in grado di imporre la pace quando ci sono dissidi tra 'ndranghetisti in Germania. Un'informazione raccolta in via confidenziale dalle forze dell'ordine italiane ma di cui non si hanno prove.

Due condannati per la strage di Duisburg

Nel corso del processo vengono imputati e condannati in via definitiva all'ergastolo come ideatori ed esecutori della strage Giovanni Strangio e Sebastiano Nirta, cognato di Maria Strangio, la donna uccisa a Natale dell'anno precedente - quest'omicidio era stato l'episodio scatenante della strage di Duisburg. Sebastiano Nirta era stato arrestato nel 2010 nell'ambito di un'altra inchiesta.

Nonostante le prove schiaccianti, Giovanni Strangio si è sempre professato innocente. Negli audio che abbiamo raccolto in esclusiva e relativi a un'udienza del processo di appello, Strangio sostiene di non aver mai mentito agli inquirenti.

Ma alla ricostruzione sulla verità di quanto accaduto, secondo il giornalista calabrese Paolo Toscano, mancano ancora alcuni tasselli: "È venuta fuori una verità processuale incompleta". Di fatto, dice Toscano a supporto di una tesi peraltro sostenuta anche da altri, è probabile che la matrice della strage di Duisburg comprenda anche altri attori, fino ad ora esclusi dalle condanne.

Clicca in alto per ascoltare il primo episodio di "Sangue a Duisburg", il nostro speciale sui 15 anni dalla strage di Duisburg - quando la Germania si scoprì terra di mafia.

Le ricerche negli archivi, le interviste, la ricostruzione del caso e il testo sono di Cristina Giordano. La supervisione è di Tommaso Pedicini.