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La Germania e la direttiva UE contro la violenza sulle donne COSMO italiano 14.02.2024 21:07 Min. Verfügbar bis 13.02.2025 COSMO Von Francesco Marzano


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La Germania e la direttiva UE contro la violenza sulle donne

Stand: 14.02.2024, 17:49 Uhr

di Francesco Marzano, Cristina Giordano, Daniela Nosari

La storica direttiva per contrastare la violenza di genere in Europa viene snaturata eliminando il passaggio sulla violenza sessuale: molto criticato il blocco di Germania e Francia, allineate con Paesi come l'Ungheria. Ma quali i motivi e il significato di questa novità? Ce ne parla Cristina Giordano, mentre l'avvocata Marcella Pirrone della rete D.i.r.e. commenta per noi la posizione tedesca e le motivazioni politiche di questa scelta.

Gewalt gegen Frauen, Demo,

Manifestazione in Germania in sostegno delle donne vittime di violenza

Le motivazioni del blocco tedesco

Il ministro della Giustizia Marco Buschmann (Fdp) ha motivato la sua opposizione a inserire una norma europea che regoli il reato di stupro, perché a suo dire potrebbe essere considerata un‘ingerenza dell’Unione Europea nel diritto penale tedesco e creerebbe un precedente. L’UE infatti, di norma, regola i reati penali solo se particolarmente gravi e transfrontalieri, come il terrorismo, il riciclaggio di denaro o la tratta di esseri umani. Allo stesso tempo, proprio per la possibile «ingerenza europea» le sentenze di condanna per casi di stupro basate su questa normativa, potrebbero essere impugnate in tribunale e annullate – così sostiene Buschmann.

Cosa significa «solo sì significa sì» ?

La Commissione Europa avrebbe voluto ampliare a tutti gli Stati membri il principio comunemente detto «solo sì significa sì» e cioè l’esplicitazione del consenso prima di un atto sessuale da parte di tutti i partecipanti. È considerato un passo in più rispetto al «no significa no», che invece considera lo stupro, quando la vittima esprime il suo rifiuto. Una norma prevista dalla legge tedesca e che si differenzia da quella italiana, dove invece è necessario dimostrare anche l’avvenuta violenza fisica o le minacce.

Critiche della società civile tedesca

Justizminister Marco Buschmann, Fdp

Il ministro tedesco della Giustizia, Marco Buschmann (Fdp)

Oltre 150 donne tra attiviste, politiche, personalità dal mondo della cultura, tra cui l’attrice di Tatort Andrea Sawatzki, la politica europea dei Verdi Alexandra Geese e la modella Marie Nasemann hanno sottoscritto una lettera aperta indirizzata al ministro Marco Buschmann, per invitarlo ad approvare la direttiva europea. La promotrice è l’attivista Kristina Lunz, la quale sostiene che il ministro Buschmann con il suo «no» rischia di ostacolare la protezione di milione di donne.

Inoltre il blocco della Germania, basato su un'argomentazione giuridica, non convince nemmeno l'Associazione tedesca delle donne avvocato. E per una legge che viene considerata una pietra miliare in tema di diritti per le donne, sembra un paradosso stralciare una delle violenze più brutali: lo stupro.

Cosa avrebbe significato questa norma per l’Europa?

Inserire il principio del «solo sì significa sì» in un pacchetto europeo, avrebbe significato uniformare tra tutti gli Stati membri dell’Unione il quadro giuridico che definisce il reato di stupro. Attualmente invece in Europa ci sono notevoli differenze tra i vari stati.

In  ben 11 Paesi, tra cui l’Italia, bisogna ad esempio dimostrare la violenza, o le minacce. In Germania e in Austria vige il principio del «Nein heißt Nein », no significa no, inserito nella legge tedesca nel 2016 – l’anno ricordato per le violenze di Capodanno a Colonia – in cui per essere di fronte a uno stupro è sufficiente un rifiuto. Solo in pochi altri Paesi come la Spagna, la Grecia, la Svezia o la Finlandia esiste il «Sì significa sì», che è il grado di protezione più alta per le donne.

Secondo l’avvocata Marcella Pirrone, del gruppo internazionale della Rete Italiana Centri Antiviolenza D.i.r.e. e per anni presidente della Rete Europea WAVE (Women Against Violence Europe) l’accordo europeo è un risultato deludente. Pirrone è critica anche sulla posizione di totale chiusura della Germania, poiché si sarebbe potuta inserire questa regolamentazione dello stupro nella norma già esistente sullo sfruttamente sessuale. Il blocco secondo l'avvocata Pirrone, al di là dei cavilli giuridici, ha delle motivazioni politiche.

Su quali misure l’UE ha trovato l’accordo?

Gli Stati membri non hanno trovato l’accordo sullo stupro, ma si sono accordati su reati come la mutilazione genitale femminile, il matrimonio forzato, lo stalking, le molestie online, l’istigazione all’odio in rete, la condivisione non consensuale di materiale intimo – il cosiddetto revenge porn. Vengono inoltre previste anche aggravanti se il reato di violenza contro le donne viene reiterato, o se le vittime sono minori.

In questo pacchetto messo a punto dall’Europa è inoltre previsto che tutti gli Stati membri garantiscano canali accessibili per le denunce, anche online, e mettano a disposizione strumenti di protezione come l’assistenza telefonica gratuita 24/h e centri anti-stupro. Infine tutti gli Stati sono obbligati a proteggere adeguatamente le vittime – anche con ordinanze di allontanamento, e devono adottare delle misure più severe per proteggere le vittime minori. Questo primo accordo per essere legge dovrà essere approvato dai rappresentanti degli Stati membri dell’UE.

I dati sulla violenza di genere

La violenza contro le donne resta una delle violazioni dei diritti umani più sistematiche e comuni nel mondo, anche in Europa. Una donna su tre ha subito nella sua vita violenza fisica o sessuale da parte di un uomo, soprattutto da parte del proprio partner. Una donna su due ha subito molestie sessuali e si stima che 600.000 donne in Europa abbiano subito mutilazioni genitali. Sono tutti dati ufficiali riportati sul sito dell’Unione Europea.

In aumento anche la violenza online: le più colpite sono le donne, sia quelle più giovani, che chi ricopre ruoli pubblici come giornaliste, politiche, attiviste. Proprio ieri (13 febbraio) è stato pubblicato uno studio tedesco dal titolo “Lauter Hass, leiser Rückzug” in cui si conferma l’aggressione online nei confronti delle donne, che avviene non solo verbalmente ma anche attraverso le immagini: una donna su due ha ricevuto una foto di nudo non desiderata, di parti intime.