La crisi profonda e l'accanimento contro i Verdi tedeschi. COSMO italiano. 10.10.2024. 23:04 Min.. Verfügbar bis 10.10.2025. COSMO. Von Francesco Marzano.
La crisi profonda e l'accanimento contro i Verdi tedeschi
Stand: 10.10.2024, 17:18 Uhr
di Francesco Marzano, Enzo Savignano e Daniela Nosari
Il crollo di consensi alle regionali di settembre e le dimissioni dei vertici dei Verdi arrivano dopo quasi tre anni di partecipazione al governo Scholz: cosa non ha funzionato, cos'hanno sbagliato e ottenuto, e perché i Verdi sono diventati il nemico numero uno per molti avversari e parte dell'opinione pubblica tedesca? Ne parliamo con Enzo Savignano e con la giornalista del Tagesspiegel Andrea Dernbach.
Annalena Baerbock e Robert Habeck
Le dimissioni del direttivo dei Verdi
Le dimissioni di Ricarda Lang e Omid Nouripour dalla direzione del partito Bündnis 90/Die Grünen, presentate il 25 settembre, sono la conseguenza diretta e probabilmente inevitabile dei disastrosi risultati ottenuti nelle tre elezioni regionali.
Solo in Sassonia il partito è riuscito a superare la soglia minima del 5% per avere seggi nel Landtag, il parlamento regionale. In Turingia e Brandeburgo, invece, i Verdi, sono fuori dal parlamento.
Alle elezioni federali del 2021 avevano ottenuto il 14,7% dei consensi. Ora secondo i sondaggi, sempre a livello federale, non superano il 10%. La ministra degli Esteri Annalena Baerbock e il ministro dell’economia e vicecancelliere Robert Habeck vengono ormai quotidianamente attaccati da media ed avversari politici.
Quali le cause della debacle?
Il partito dei Verdi ha pagato, anche in termini di consensi, la crisi economica ed energetica innescata dalla guerra tra Russia ed Ucraina. Il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream ha costretto il governo, e quindi anche i Verdi, a rivedere completamente la strategia energetica.
La Germania, tuttavia, ha risposto con efficacia ed efficienza alla rinuncia al gas russo, realizzando e mettendo in funzione in tempi record, già ad inizio 2023, dei rigassificatori. Al momento sono in funzione tre impianti sulla costa del Mare del Nord e uno sulla costa del Baltico; la loro realizzazione, e rapida entrata in funzione, si è verificata grazie anche all’intervento del ministro dell’Economia Habeck. Grazie alla realizzazione di questi impianti, la Germania riesce a garantirsi l’intero fabbisogno di gas e gli impianti di stoccaggio tedeschi sono attualmente pieni quasi al 90%.
Gli obiettivi raggiunti
L’esecutivo, come era stato stabilito nel contratto di governo, ha continuato a puntare sulle rinnovabili e a ridurre la produzione di energia elettrica proveniente da fonti fossili, in particolare il carbone. Nella prima metà del 2024, il 57% dell’elettricità consumata è stata coperta da energie rinnovabili. Il ritmo di espansione dell’energia eolica e solare è in continuo aumento. Di conseguenza continuano a ridursi le emissioni di C02. Questo governo è innegabile che abbia gettato le basi per raggiungere l’80% di energia consumata riconducibile a fonti rinnovabili entro il 2030.
Il caos della legge sulle caldaie
Un errore è stato quello di voler introdurre, quasi a tutti i costi, la cosiddetta legge sulle caldaie che inizialmente imponeva la sostituzione dei vecchi impianti di riscaldamento poco efficienti e inquinanti. Dopo una lunga discussione politica, la legge presentata da Habeck ha subito numerose revisioni e cambiamenti. Dopo le proteste di opposizione ma anche di molti cittadini, il testo finale ha stabilito che solo tutte le nuove installazioni dovranno prevedere impianti di riscaldamento che funzionino almeno con il 65% di energia rinnovabile. I vecchi impianti per il momento non devono essere sostituiti, e quelli difettosi possono essere riparati. L’obiettivo è una pianificazione comunale obbligatoria del riscaldamento entro il 2028. Vanno anche ricordate le veementi proteste di contadini e agricoltori in tutta la Germania contro la decisione del governo, sostenuta dai Verdi, di eliminare le agevolazioni fiscali per il gasolio agricolo. Decisione in parte rivista e posticipata al 2026.
Quali sono gli altri errori da attribuire ai Verdi?
Omid Nouripour e Ricarda Lang il giorno delle dimissioni
Il governo e comunque sempre il ministero dell’economia non hanno messo a punto un piano per incentivare l’acquisto di auto elettriche. Le vendite delle auto elettriche per le grandi case automobilistiche tedesche sono calate del 70%, contribuendo in modo determinante alla crisi del settore.
E i Verdi, dopo l’attentato di Solingen, hanno cambiato radicalmente le proprie posizioni sulle politiche migratorie, sostenendo il giro di vite governativo su migranti e rifugiati, con misure straordinarie come controlli molto rigidi ai confini terrestri, ma anche espulsioni di stranieri che compiono reati e riduzione dei tempi di accettazione delle richieste di asilo.
Anche sulla politica estera, a molti elettori dei Verdi non è piaciuta la posizione della ministra degli Esteri Baerbock sull’invio anche di armi pesanti all’Ucraina. Anche qui un cambio di vedute divisivo per uno dei partiti storicamente più pacifisti del panorama politico tedesco.
Odio e attacchi sui social media e non solo
Oltre a subire continue accuse, critiche e rimproveri da parte di politici di altri partiti, in particolare dell’opposizione, i rappresentanti del partito ecologista tedesco vengono sempre più spesso presi di mira sui social media, ma anche nella vita reale. Negli ultimi tempi era finita nel mirino degli hater del web proprio Ricarda Lang, una dei politici dimissionari dal direttivo del partito. Purtroppo i politici verdi non vengono aggrediti e offesi solo in rete. Secondo il governo federale, lo scorso anno la polizia ha registrato quasi 2.800 crimini contro politici. Più di 1.200 di questi erano rivolte contro rappresentanti del partito dei Verdi. Nei primi mesi dell'anno ricordiamo diverse occasioni in cui Habeck o Kathrin Göring-Eckhardt si sono ritrovati circondati da una folla aggressiva, al tempo delle proteste degli agricoltori - alcuni incontri sono stati disdetti per motivi di sicurezza.
Secondo esperti e politologi nessun movimento politico come quello dei Verdi sta dividendo l’opinione pubblica tedesca. Tra il 15 ed il 17 novembre si svolgerà a Wiesbaden il congresso di Bündnis 90/Die Grünen. Probabilmente sarà uno dei congressi più complicati e difficili nella storia del principale partito ambientalista europeo. Parte della base giovanile ha già annunciato la volontà di uscire dal partito e fondare un nuovo movimento più a sinistra con posizioni più radicali sui temi ambientali e sui cambiamenti climatici.
L’Unione CDU/CSU chiude la porta ai Verdi a livello federale
Friedrich Merz, della CDU, ha fatto notare che a livello regionale è ancora possibile collaborare, come succede nel Nordreno-Vestfalia, nel Baden-Württemberg e nello Schleswig-Holstein, dove CDU e Verdi governano insieme. Ma a livello federale i rapporti sono più difficili. Anche il ministro presidente della Baviera, Markus Söder, CSU, ha ripetuto in più occasioni parole molto dure contro i Verdi, diffondendo anche false informazioni o informazioni fuorvianti nei post su X e nei talkshow televisivi a proposito del consumo di carne da ridurre o dei dolciumi da non pubblicizzare secondo il Progetto di legge del Ministro dell'alimentazione e dell'agricoltura Cem Özdemir dei Verdi.
L’analisi dei motivi e uno sguardo al futuro
Attacchi e minacce, da quelle penalmente perseguibili a quelle dei colleghi della politica, non sono l'unico sintomo della crisi che sta vivendo il partito dei Verdi. Eppure viviamo in un momento storico in cui il cambiamento climatico colpisce sempre più l'Europa e non solo, con alluvioni frequenti e incendi, quindi in cui i temi dei Verdi sono più urgenti che mai. In cosa hanno deluso allora i loro elettori? Abbiamo girato la domanda ad Andrea Dernbach, giornalista politica del Tagesspiegel. “La concorrenza da destra è stata molto efficace nel demonizzare i Verdi, sostenendo che loro sono colpevoli della deindustrializzazione della Germania, che fanno tutto male. Sembra che questa strategia della destra stia funzionando, e i Verdi non sono riusciti a reagire”. Dernbach aggiunge anche che c'è un problema di comunicazione intergenerazionale.
Ascolta tutta l'intervista cliccando sull'audio in alto, con la puntata del podcast.